Roma – La retromarcia innestata dagli italiani trova conferma anche nella graduatoria dei prodotti inseriti nella lista della spesa bio. Anche nel 2022 si sono fermate – e per il 2023 il trend è in crescita – in primissima posizione frutta e verdura, con il 63% delle preferenze (a fronte del 74% dello scorso anno), così come restano saldamente al secondo posto le uova, con il 51% (contro il 62% del 2021). In lieve aumento risultano succhi e bevande (dal 34 al 36%), mentre pasta e riso perdono terreno, passando dal 38 al 32%, così come biscotti e prodotti panificati scendono dal 34 al 29% e i sostituti del pane dal 24 al 21 per cento. “I risultati – commenta Caniglia – mostrano che è finalmente avvenuto un passaggio molto importante, per l’industria di trasformazione, e ancor più le aziende di marca. Ancora lo scorso anno, infatti, ben il 60% dei crowdsourcer dichiarava di fidarsi di più dei cibi biologici acquistati direttamente dai produttori. Quest’anno il 55% degli shopper vota per il bio ‘industriale’ e mette in minoranza, al 45%, gli integralisti della vendita diretta. Anche tra i consumatori di prodotti bio, quindi, la logica anti-industriale ha fatto il suo tempo. Si tratta senza dubbio di un traguardo importante per le strategie di marketing e di comunicazione delle aziende di marca, che sono arrivate infine ad affermare la propria reputazione e credibilità anche in un contesto strategico come quello dell’organic food & drink: e non solo in Italia, ma anche nei mercati esteri”.