In Italia i consumi domestici di alimenti biologici toccano la cifra record di 3,3 miliardi di euro. Quasi 2 milioni gli ettari di terreni coltivati senza ricorrere ai pesticidi, con 80mila aziende agricole coinvolte
di Micaela Cappellini
– Cambiano le abitudini degli italiani e la spesa è sempre più bio. A giugno secondo l’Ismea I consumi di ortaggi biologici hanno registrato un aumento del 7,2 per cento
Biologico e surgelati. Se c’è un filo rosso – anzi due – a legare molte delle aziende alimentari entrate a far parte della classifica 2021 dei Leader della crescita, è proprio l’appartenenza a uno di questi due comparti. Non a caso, sono propri due dei settori che in questo 2020 reso anomalo dal Covid hanno messo a segno la crescita più sostanziosa.
Il bio, per cominciare: secondo gli ultimi dati presentati dall’Ismea insieme alla Coldiretti, in Italia i consumi domestici di alimenti biologici hanno raggiunto la cifra record di 3,3 miliardi di euro. Soltanto a giugno, l’aumento della spesa bio è stata del 4,4%. All’interno del comparto, poi, ci sono sottocategorie che hanno volato: come le uova, i cui acquisti hanno segnato una crescita del 9,7%, mentre gli ortaggi in generale sono aumentati del 7,2%.
Anche sul piano produttivo l’Italia del biologico ha allungato il passo: con quasi 2 milioni di ettari di terreni coltivati senza ricorrere ai pesticidi e oltre 80mila aziende agricole coinvolte, il nostro è il primo Paese europeo per numero di operatori coinvolti. Quella sul biologico, poi, è una scommessa che può solo accelerare. Con le strategie Green Deal e Farm to Fork, infatti, l’Unione europea ha fissato l’obiettivo di raggiungere in Europa il 25% di superfici coltivate a bio entro il 2030, e questo non può che portare a nuovi investimenti e a un’ulteriore crescita delle aziende del settore.
L’altro comparto che in questo 2020 sta dando robusti segnali di rilancio è quello dei surgelati. Già nel 2019, ricorda l’Iias (l’Istituto italiano alimenti surgelati) i consumi procapite di alimenti dal banco freezer avevano superato il tetto dei 14 chilogrammi all’anno. Poi, complice la tendenza a fare scorte che si è innescata col primo lockdown, la crescita del segmento ha accelerato: a marzo il consumo dei surgelati – dal pesce alle verdura, fino alle pizze pronte – ha messo a segno un boom del +48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Oggi questo settore vale già 4,7 miliardi di euro e gli operatori sono pronti a scommettere che chi ha scelto i prodotti del banco freezer durante il lockdown ne ha talmente apprezzato la praticità al punto che difficilmente tornerà indietro.
In generale, in questo difficile 2020 l’industria alimentare italiana dovrebbe riuscire a contenere le perdite. Secondo Federalimentare, l’anno potrebbe chiudersi con un -5% rispetto al fatturato del 2019, nonostante la nuova chiusura di bar e ristoranti faccia mancare al comparto una discreta fetta dei propri introiti: soltanto per il mese di novembre, si parla di 3 miliardi in meno che entreranno nelle tasche delle aziende alimentari italiane.