Roma (Riccardo Castrichini di Economy) – In Italia, così come in larga parte d’Europa, è sempre più diffusa l’agricoltura biologica, metodo di produzione, preparazione e distribuzione di alimenti sostenibile. In particolare, si tratta di un tipo di coltivazione che predilige pratiche agricole e zootecniche rispettose dell’ambiente e delle biodiversità, con esclusione dei prodotti chimici di sintesi e di OGM. L’agricoltura biologica, inoltre, mira al mantenimento ed all’incremento della fertilità del suolo mediante la scelta di specie vegetali tipiche della zona e tramite l’impiego di tecniche di lavorazione adeguate, come la rotazione colturale. Si registra un incremento circa l’uso di tale tecnica in tutta Europa, anche in Italia, con decrescita solo in Polonia. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e come funziona.

Agricoltura biologica, come funziona?
L’agricoltura è tra le principali responsabili delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. In Europa i numeri sono considerevoli: secondo la European environmental agency (Eea), nel 2019 si sono registrate circa 389 milioni di tonnellate di emissioni. Proprio per questo si rende necessario favorire modalità alternative e più sostenibili di coltivazione, come l’agricoltura biologica. La Commissione europea, inoltre, ha spiegato come il minor impatto ambientale è conseguibile proprio mediante l’uso responsabile di energia e risorse, nonché mediante la tutela degli ecosistemi e le limitazioni nell’uso di prodotti fitosanitari, pesticidi e fertilizzanti, dannosi per l’ecosistema. Ancora, è importante secondo la Commissione favorire il “Km 0”, ovvero l’approvvigionamento locale, cercando di eliminare la larga distribuzione. Proprio tali esigenze portano a ritenere l’agricoltura sostenibile prioritaria nell’Unione Europea: entro il 2050 il green deal europeo si è posto l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica, ovvero l’equilibrio tra emissioni di carbonio e il suo assorbimento.

Agricoltura biologica in Italia e in Europa
Tra le iniziative primarie dell’Unione europea vi è la strategia “farm to fork”, orientata alla promozione e della sostenibilità ed alla riduzione degli sprechi. In particolare, entro il 2030 il 25% dei terreni coltivabili dovranno essere dedicati all’agricoltura biologica. Analizzando la situazione dei vari Paesi membri dell’Unione europea, il comportamento deli Stati è eterogeneo rispetto a quest’ultimo obiettivo. L’Austria lo ha raggiunto nel 2019, considerato che più di un quarto della superficie agricola è dedicata alle colture biologiche. Al secondo posto troviamo Estonia e Svezia, entrambe con quote superiori al 20%. In ben otto Paesi (Malta, Irlanda, Bulgaria, Romania, Polonia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Cipro), invece, la quota non raggiunge il 5%.
In relazione all’Italia, la stessa si posiziona al di sopra della media Ue, raggiungendo il 15,2%. In particolare, si è passati da circa 1,2 a quasi 2,1 milioni di ettari dedicati alla coltivazione biologica. Secondo i dati raccolti da Sinab, sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica, all’interno del rapporto Bio in cifre 2020, l’agricoltura biologica è maggiormente diffusa nella parte centro-meridionale del Paese rispetto al settentrione: si tratta di circa il 20% del terreno coltivabile, cifra che invece nel nord-ovest scende al 10% e nel nord-est al 5,7%. Per quanto riguarda invece l’incidenza a livello aziendale, il primato è ancora una volta del centro (8,2%), seguito poi dal nord-est (6,2%).