(Rinnovabili.it) – Quasi 7 miliardi di euro di vendite nel 2020 di cui il 62% sul mercato interno ed il 38% all’estero, l’Italia è il secondo paese esportatore di prodotti BIO.
Il biologico non si è mai fermato, con un + 149% di variazione per il 2010-2020 ed un +8% nell’ultimo anno. La filiera BIO ha resistito alla pandemia ancora meglio di quella convenzionale: il 45% delle imprese italiane ha avuto un incremento di fatturato export di oltre il +2%, il 63% delle imprese prevede un aumento del fatturato sui mercati internazionali anche per il 2021.
Sono i dati presentati da Nomisma e Federbio nel corso della convention del Gruppo Maurizi “Le opportunità per l’export BIO negli Stati Uniti” che si è tenuta ieri.
Tra i relatori anche Bureau Veritas, Qcertificazioni e lo Studio Legale Forte.
L’evento ha offerto uno spaccato sul settore alla luce del nuovo regolamento BIO. “La nuova normativa costituisce un ulteriore tassello del pacchetto igiene ed arricchisce la valutazione del rischio di ulteriori elementi: non solo profili sanitari ma anche informazione trasparente e tutela dell’ambiente” dichiara Daniela Maurizi. Nel corso dei lavori, Bureau Veritas ha affrontato il tema della certificazione, che è fondamentale perché “aumenta il valore dei prodotti, comunica con trasparenza ai consumatori e crea nuovi orizzonti di mercato, il desk ICE-Federbio e Nomisma hanno presentato la piattaforma ITA.BIO, importante strumento di supporto ed incentivazione, per le imprese, all’apertura ai mercati esteri.
La nuova normativa, con gli istituti della perizia e della controversia, modifica il sistema dei controlli e le prospettive per gli operatori. L’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo 848/2018 aiuterà a fare chiarezza sui criteri di produzione, commercio e verifica da parte degli operatori della filiera del biologico” dichiara l’avvocato Forte commentando le criticità aperte in termini di controlli e sanzioni.