(Stefania Tessari di Green Planet) – Da Glasgow a Verona, dalla Cop26 a B/Open: il biologico è protagonista di spessore di panel e convegni. 4 miliardi di dollari è la cifra che 45 governi alla Cop26 hanno previsto investire in azioni per passare a sistemi agricoli più sostenibili.
Un dato che rende l’idea di quando l’approccio dell’agricoltura biologica si possa e si debba ritagliare un ruolo di rilievo nell’obiettivo di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici.
A Verona, per due giorni il biologico è stato il tema che ha animato gli spazi dedicati da VeronaFiere a B/Open, manifestazione dedicata al bio food. Numerosi i convegni organizzati il 9 e il 10 novembre. Ne raccontiamo alcuni.

“L’agricoltura biologica: un’opportunità per i giovani e una risorsa per l’ambiente”, organizzato da Confagricoltura Verona
Negli ultimi 10 anni le aziende bio, che ora sono quasi 82.000, sono cresciute del 71%, il valore del mercato si attesta sui 4,5 miliardi, quello dell’export 2,9 miliardi. La produzione di agrofarmaci naturali è stata interessata da un +200%, nell’ultimo decennio.
Ecco alcuni degli insights più interessanti emersi al convegno di Confagricoltura a B/Open.
Chi agisce con più efficacia verso pratiche più genuine? Le donne, con un’agricoltura multifunzionale basata su agriturismi, agri-asili e vendita diretta.
Il settore in cui il biologico sta crescendo di più è la viticoltura: + 124% negli ultimi dieci anni. I dati descritti sono destinati a crescere, secondo le voci che si sono espresse nel corso del convegno, in forza di una maggior propensione dei consumatori per i prodotti naturali e politiche comunitarie e nazionali più “sensibili” alla sostenibilità. Nel corso del convegno sono intervenuti Claudia Sorlini, professoressa emerita di microbiologia agraria dell’Università degli Studi di Milano, autrice di più di 300 pubblicazioni in campo ambientale e agrario, Carlo Murer, consulente agronomo di Ecor Naturasì, Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona e Roberta Martin, presidente della sezione biologica dell’organizzazione scaligera.
“In particolare, a spingere verso il biologico sono le scelte del consumatore e le limitazioni europee e nazionali sull’uso dei fitofarmaci – ha affermato Claudia Sorlini – ora bisogna cercare di attrarre più giovani nell’agricoltura biologica, sostenendoli economicamente, perché hanno dimestichezza con il digitale e grande voglia di innovazione”.
Murer, nel raccontare il punto di vista di Ecor Naturasì, a questo proposito, ha spiegato: “I giovani potranno trovare nell’agricoltura biologica una missione di vita, contribuendo a nutrire l’umanità con cibo sano e al miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali”.

Convegno “Sicurezza, sostenibilità e innovazione: come cambiano i materiali per il confezionamento alimentare”, a cura della rivista Infopackaging
Come sostituire la plastica, pur garantendo la stessa shelf life? Quali soluzioni contro l’overpackaging e l’utilizzo di materiali inquinanti? Domande ambiziose a cui la ricerca e le aziende hanno cercato di trovare possibili risposte, nel corso di B/Open. La ricerca dimostra di voler investire nella formazione di professionisti qualificati, e la definizione di soluzioni innovative in termini sia di materiali che di processi. Come emerge dal convegno, produrre imballaggi sostenibili vuol dire intervenire in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto.
Le proposte di packaging sostenibili sono in sintesi: materiali naturali trattati per migliorarne le performance, film edibili e inchiostri food safe a base acqua.
Tra gli interventi, Antonella Cavazza, Ricercatrice del Dipartimento Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma, membro del Cipack e Presidente del Master dell’Università di Parma ha spiegato: “La demonizzazione dei singoli materiali non è la soluzione, ma piuttosto vanno implementate le conoscenze di tutti gli attori di questo sistema, dallo specialista al consumatore”.
Annalisa Apicella dell’Università di Salerno ha detto: “Il packaging ci aiuta a preservare più risorse di quante ne impiega. La plastica e il packaging diventano un problema quando non si gestiscono in fase di post consumo, quindi, è fondamentale una modifica della catena degli imballaggi in plastica, al fine di arrestare il degrado ambientale”.
Silvia Di Cesare, PhD Industria Cartone Ondulato, ha raccontato: “Il 75% dei millennials e della generazione Z preferisce affidarsi ad un’azienda che ha a cuore le tematiche di sostenibilità ambientale”.
Magdalenza Drozda, General Manager Suricate, infine: “Con un packaging corretto riusciamo ad allungare la shelf life del prodotto. Va rivalutato tutto il pacchetto, dall’inizio alla fine della filiera”.

“PAC e biologico: l’impatto sul mercato”, convegno organizzato dal CCPB ente di certificazione del settore
Impiegare strumenti coerenti per la crescita del biologico e una nuova consapevolezza delle filiere ed evitare approcci disarticolati, improvvisati e in contraddizione fra loro.
Gabriele Canali, docente di Economia agraria all’Università Cattolica di Piacenza, ha ricordato agli operatori presenti al convegno le opportunità di crescita del comparto offerte in una fase caratterizzata anche da grandi novità: la riforma della PAC che sarà applicata da gennaio 2023, la strategia europea Farm to Fork e il Regolamento comunitario 848 del 2018.
A questo proposito, fermo l’intervento di Fabrizio Piva, amministratore delegato del CCPB, che esprime preoccupazione per ciò che concerne questo Regolamento, che entrerà in vigore dal prossimo gennaio: “ad oggi mancano ancora i decreti attuativi”.
Canali ha aggiunto: “Sarebbe opportuno promuovere progetti atti a rafforzare approcci di filiera e territoriali efficaci e di lungo periodo, incentrati su un tessuto imprenditoriale forte”, Riccardo Meo di Ismea ha evidenziato gli elementi che non potranno mancare nella strategia per uno sviluppo coerente del biologico: “Dovrà prevedere un ampliamento della superficie coltivata, l’aumento dei volumi di derrate agroalimentari biologiche sui mercati, sostenere l’accesso al cibo biologico per avere una platea più vasta di consumatori, cercando allo stesso tempo di evitare gli effetti negativi sui prezzi derivati da una sorta di democratizzazione del cibo biologico”.
Infine, Piva ha osservato l’importanza di “evitare appesantimenti burocratici, che frenano lo sviluppo del bio, ma anche ridurre gli sprechi in campo e lungo la catena di approvvigionamento”.

Convegno “Le filiere del grano biologico italiano”, promosso a B/Open da Cia-Agricoltori Italiani in collaborazione con Bioagricoop
“Impegnarsi in filiere multi-prodotto, favorire la diffusione di veri contratti di filiera di durata almeno triennale, definire gli strumenti e le modalità di determinazione del prezzo, programmare le semine e adeguare l’assistenza tecnica, la gestione del rischio, i progetti di ricerca e innovazione, così da realizzare un modello integrato e organizzato del sistema agricolo e alimentare italiano, per una filiera che sia allo stesso tempo finalizzata a migliorare le produzioni, le competenze, la redditività”. Sono queste le evidenze più rilevanti rispetto al futuro del bio italiano emerse dagli interventi durante il convegno.